Che cosa è una perla
Le perle hanno sempre avuto un alone di mistero. Mistero sull’origine della parola “perla”; forse dal latino perula per la loro forma diffusa a perla, oppure pera dal nome di un mollusco produttore di questa gemma..
Se molti dubbi aleggiano intorno all’origine della parola, moltissime avvolsero l’origine della stesa gemma.
Come abbiamo visto ci sono diverse leggende che spiegano la loro creazione. Soltanto nel XVI° secolo la scienza se ne è occupata diventando materia di studio da parte dei naturisti. Fu però lo zoologo Alverdes, all’inizio del nostro secolo, a dissipare ogni mistero e dubbio. Alcuni particolari tipi di molluschi dotati di madreperla appartenenti al genere pinctada (niente a che vedere con le ostriche si mangiano nei ristoranti), reagiscono alla presenza di un corpo estraneo entrato casualmente nel suo interno. Questo corpo estraneo può essere: un parassita che ha perforato il guscio, un frammento della conchiglia, cellule morte del tessuto connettivo, o più semplicemente da un granello di sabbia.
Quando il mollusco “sente” questa presenza, cerca di isolarlo producendo una sostanza che neutralizza il corpo estraneo, ricoprendolo da vari strati di carbonato di calcio, tenuti insieme da un collante naturale chiamato conchiolina.
La struttura concentrica finale e la qualità dei cristalli di carbonato di calcio, provocano effetti ottici di rifrazione, riflessione, dispersione. L’insieme di questi fenomeni produce la particolare lucentezza delle perle, in termine tecnico l’oriente. La provenienza delle perle per secoli ha interessato le zone del Mar Rosso, Golfo Persico e Sri –Lanka. Purtroppo, però, già all’inizio del ‘900, questi particolari molluschi per colpa dell’inquinamento, predatori marini, piano piano non furono più in grado di produrre questa gemme tanto amate. Le perle erano destinate a diventare un prezioso ricordo, se non che , dei giapponesi riuscirono a trovare una tecnica per “produrre” delle perle in maniera naturale: le famose perle coltivate.
Oggi il 99% del mercato di perle è costituito dalle perle coltivate.
Iniziamo con un chiarimento molto importante: le perle coltivate non differiscono dalle perle naturali, sono anch’esse il prodotto biologico del mollusco. Come nasce una perle naturale è già stato spiegato, la diversità consiste nella casualità della produzione naturale e nella causalità della coltivazioni: in quest’ultimo caso infatti, è l’uomo ad inserire nel mollusco il corpo estraneo, cioè una piccola sfera di madre perla. La distinzione tra i tipi di perla, può essere possibile solo analizzando ai raggi X la struttura interna della perla.
Perle coltivate
In ogni caso le perle coltivate non sono in alcun caso da considerarsi un’imitazione, ma sono prodotto organici stimolati dall’intervento dell’uomo. È opinione accertata da tutti gli estimatori, che le perle coltivaste raggiungono, nella maggior parte dei casi una bellezza superiore alle perle naturali. I segreti per la coltivazione delle perle fanno parte. della tradizione nipponica. L’introduzione del corpo estraneo si compie attraverso un’operazione delicatissima, di grande precisione, abilità e esperienza, affidata generalmente a mani femminili. Si tratta di una fase molto importante perché buona parte di molluschi “rifiuta” questo corpo estraneo mandando così in fumo un lavoro così paziente .In seguito a questa operazione, i molluschi vengono messi in zattere galleggianti distribuite in varie zone protette, dove la temperatura dell’acqua è costante, il tasso di salinità stabile il plancton abbondante.
Bisogna aspettare tre anni con controlli periodici per permettere al mollusco di completare ”il suo lavoro”. È inutile prolungare l’attesa per vedere aumentare gli strati di perlagione, sarebbe come aspettare di vedere una rosa che diventi più bella quando è già al massimo del suo splendore.
Il periodo migliore per la raccolta è l’inverno, poco piovoso, durante il quale la produzione di madre perle si interrompe favorendo una maggiore lucentezza delle perle. Le Pinctada (il mollusco perlifero) vengono portaste in centri attrezzati dove, tutto avviene manualmente: si estrae la perla la si seleziona e la si fora andando così a comporre fili di queste meravigliose gemme che troviamo in negozio.
La natura però elargisce con parsimonia i propri doni. Nessuna eccezione per le perle coltivate che, su 1.000 perle raccolte, solo 50 vengono utilizzate in gioielleria.
Le 5 varietà di perla
Attualmente il 90% del mercato di perle è costituito da perle giapponesi, ma esistono vari altri tipi di perle che hanno caratteristiche diverse e provenienze diverse.
Tutti i tipi di perle coltivate hanno in comune il mollusco che le genera: diverso l’un l’altro ma appartenente al genere Pinctada.
La denominazione di ostrica, data ai molluschi perliferi, è impropria.
Perle giapponesi
La Pinctada Maltensi è il mollusco produttore delle perle giapponesi, è diffuso nel Mar del Giappone e viene allevato per tre anni prima di essere pronto per l’innesto del corpo estraneo. Fino a poco tempo fa si riproduceva naturalmente in centri chiamati fattorie, finché, raggiunto i 15 cm di diametro, è pronto per la procedure di innesto del nucleo artificiale.
I vivai sono distribuiti nelle zone meridionali del paese , in particolari località, quali isole Ryu Kyu, Nagasaki, Kobe, Baia di Ago, protette dal mare aperto e con l’acqua tra i 18° e 25° gradi C.
Le perle che nascono all’interno delle Martensi variano da una dimensione di 2 e 9 mm e possono assumere diverse forme: ovale, a pera, a goccia, barocca, ma la più apprezzata è quella perfettamente sferica; mentre il colore può variare tra il bianco, crema, giallo, rosa, verde e grigio chiaro.
Perle Australiane
La Pinctade Maxima è il mollusco produttore delle cosiddette perle australiane. Vive in preferenza lungo le coste nord occidentali dell’Australia, lungo le coste della Birmania, nei mari della Malesia, Indonesia e Filippine, dove la temperatura dell’acqua rimane compresa tra i 23° e i 30° gradi C.
La sua dimensione è notevole: può raggiungere un diametro di 40 cm. Proprio per questa caratteristica, le perle prodotte da questo mollusco, sono particolarmente grandi variando da 9 a 20 mm.
La forma delle perle è difficilmente sferica, più facile la forma ovale, o barocca.
L’aspetto esteriore è molto diverso da quello delle perle giapponesi; il colore più comune è bianco senza sfumature, bianco, grigio e dorato.
L’oriente non è mai molto intenso, ma in alcuni casi può raggiungere quello più vivo e brillante delle perle giapponesi.
Il valore commerciale delle perle australiane e maggiore rispetto a quello delle perle giapponesi, quale conseguenza della maggior difficoltà di produzione, che ne determina anche la loro rarità.
La Pinctade Maxima non può essere allevata, ma deve essere pescata in mare aperto e, dopo l’innesto, il mollusco viene rimesso in mare, protetto da una semplice rete. Durante questa operazione circa l’80% dei molluschi viene perso, e, inoltre, di tutte le perle prodotte, solo una piccolissima quantità possiede i requisiti adatti alla gioielleria.
Perle Tahitiane o Polinesiane
La Pinctade Margaritifere Cuminy vive nei mari della Polinesiane gli arcipelaghi delle isole Tuzmotv Gambiei ed è utilizzata per la coltivazione delle perle nere di Tahiti. La dimensione della Pinctade Margaritifere raggiunge quella della Pinctade Maxima e perciò le perle che si formano sono di dimensioni notevoli, generalmente comunque le perle tahitiane di 15 mm sono da considerare una rarità.
Il colore copre una gamma che va del grigio chiaro al nero intenso. Responsabili di questa colorazione particolare sono fattori diversi: il colore nero dei bordi esterni del guscio, elementi chimici presenti nell’acqua, il tipo di plancton di cui si nutrono le Margaritifere.
La forma delle perle, come nel caso delle australiane, a volte è sferica ma più spesso è ovale barocca.
Anche per le perle Tahitiane ci sono molte difficoltà nel processo di coltivazione, questo naturalmente influisce in modo determinante sul loro valore commerciale.
Perle Keshi o mabè
Le perle Keshi e le perle mabè rappresentano una particolare varietà di perle di mare.
Le perle Keshi non sono delle perle coltivate, ma crescono all’interno di un mollusco che ha subito l’innesto del nucleo.
Tutte le Pinctade possono ospitare al loro interno sia la perla formata intorno alla sferetta di madreperla, sia una perla Keshi, formata come reazione occasionale e del tutto imprevedibile del mollusco.
Le Keshi, non avendo al loro interno il piccolo nucleo di madreperla, possono essere considerate gemme naturali.
La dimensione delle perle Keshi può essere notevole, aumentando così il proprio valore. In genere assumono una forma a “fagiolo” o a “bottone” e la loro irregolarità non viene considerata un difetto ma una vera e propria caratteristica.
I fili di queste perle spesso hanno un elevato valore dovuto principalmente alla difficoltà di realizzare una bella collana di Keshi omogenee tra di loro.
Nel mollusco Pteria Penguin, nella Pinctade Maxima (perle australiane), e nelle Pinctade Margaritifere (Tahiti), si coltivano le cosiddette perle mabè. Si tratta di “mezze perle” che si ottengono con lo stesso procedimento delle perle coltivate, inserendo però un nucleo emisferico incollato dall’uomo sul guscio dell’animale. Dopo la raccolta, il nucleo originale viene asportato, perché sarebbe troppo pesante per una mezza perla .
Le Mabè vengono allora chiuse da un rivestimento più leggero in madreperla, unito alle perle tramite collanti. Queste perle raggiungono anche i 15 – 20 mm di diametro e possono presentare forme diverse a seconda della forma del nucleo inserito nel mollusco: semisferiche (le più diffuse), a goccia o a cuore.
Le Mabè inspirano apprezzati gioielli fantasia perché uniscono alle dimensioni delle perle un prezzo contenuto rispetto alle più rare perle australiane condizionato anche dal tempo di cattura contenuto in un anno rispetto ai tre delle altre.
Perle di fiume
Anche le perle di fiume si formano con la presenza di un corpo estraneo all’interno del mollusco.
Ci sono due generi di molluschi d’acqua dolce capaci di creare le perle: Hyriopsis schlegeli e Cristana Plicata.
Il primo era diffuso nel lago di Biwa in Giappone, purtroppo però l’inquinamento ha rovinato le sue acque interrompendo la capacità di produrre perle. L’attuale mercato di perle di fiume proviene dalla Cina. La Cristana Plicata vive infatti nell’alveo del fiume Giallo in Cina, ed è da lì che provengono le migliori qualità di perle di fiume in commercio.
Nei molluschi d’acqua dolce l’innesto del corpo estraneo, necessario a indurre la perlagione, è diverso dall’operazione compiuta sulle Pinctade : tra i gusci dell’animale vengono introdotti pezzettini di epitelio (la “polpa” del mollusco).
In ciascuna conchiglia si formano tante piccole perle quanti sono i frammenti di epitelio. La perla di fiume è facilmente riconoscibile dall’aspetto: ha una dimensione ridotta e forma irregolare, tipica è quella a chicco di riso o schiacciata.
Il buon esito della coltivazione della perla di fiume, intorno al 60% degli innesti effettuati, spiega il loro valore commerciale, nettamente inferiore a quello d’acqua salata; inoltre dallo stesso mollusco si possono ricavare numerose perle., a differenza delle Pinctade che possono ospitare solo una perla.
Le perle di fiume, pur non avendo un bel oriente, rappresentano una varietà apprezzata per la realizzazione di gioielli di fantasia, in particolare eleganti torchon.
Elementi di valutazione
Gli elementi su cui si basa una valutazione delle perle valgono per tutte le tipologia e consistono in:
- Forma
- Dimensione
- Colore
- Superficie
- Oriente
- Stato di perlagione
Forma
Essendo le perle un prodotto naturale, si possono trovare in natura molti tipi di forme: sferica, subsferica, ovale, ovoidale, a bottone, a goccia, barocca (o scaramazza), anellata, gemella.
Tra tutte però la forma più apprezzata è quella perfettamente sferica, da sempre associata all’idea di perfezione. Anche le perle a goccia possono raggiungere valori molto alti, venendo poi utilizzati per dei bellissimi ciondoli.
Le stesse perle barocche, quando possiedono una irregolarità piacevole e particolare, sono pregiate: la difficoltà di reperire perle con la stessa forma determina la rarità di fili composti da scaramazze di aspetto simile.
Dimensione
La dimensione di una perla è espressa in millimetri e viene misurata con calibri speciali. Ovviamente, come per altre gemme, quanto è più grande una perla tanto maggiore è il suo valore. Anche in questo caso, però, non si può parlare di incremento regolare del valore di una perla: difficilmente una gemma raggiunge le maggiori dimensioni senza sformarsi.
Se fino a 7mm le perle giapponesi aumentano il loro prezzo in modo abbastanza regolare, da 7mm 9 mm il prezzo subisce una brusca impennata.
Non dimentichiamo poi la differenza tra i vari tipi di perle: se nelle perle australiane la dimensione di 9 mm non è così rara, nelle perle giapponesi rappresenta un caso eccezionale, di costo molto elevato.
Colore
Per valutare la bellezza del colore di una perla bisogna accertarsi che sia disposto in maniera omogenea, senza macchie o aloni sbiaditi.
Per poter osservare correttamente il cromatismo delle perle, occorre sistemarle su una superficie bianca ed illuminarle con lampada luce nordica (priva di raggi ultravioletti). La differenza tra i vari tipi di colore non incide sul costo, ma la preferenza per alcuni colori è determinata dal gusto.
Indicativamente possiamo dire che in Italia i colori più richieste delle perle giapponesi sono il bianco con sfumature rosa, bianco con sfumature verdi e rosa ed il crema con sfumature rosa. Nelle perle australiane invece, predomina la richiesta del colore bianco con sfumatura argentea, rosa o dorata.
Molto apprezzate sono le rarissime golden: sono perle del colore dell’oro, da non confondere con le perle gialle, meno rare e meno costose.
Tra le thaitiane, le perle nere con sfumature blu verdi, chiamate “penne di pavone”, sono indubbiamente le più costose, seguite da quelle antracite con sfumature tendenti al rosso.
In Italia, però, riscuotono le maggiori preferenze le perle grigio scure o nero dalla sfumatura argentea.
Superficie
Ovviamente la perla per essere pregiata deve presentarsi con una superficie il più possibile liscia, levigate ed esente da irregolarità. Non dimentichiamo però che le minute imperfezioni che ogni gemma sopporta, rappresentano il documento ufficiale della loro naturalità; anche la più perfetta tra le perle, porta con se un piccolo segno della sua origine organica.
Bisogna però precisare che, con l’aumento del diametro della perla, aumentano anche le irregolarità della sua superficie, in questo caso, queste imperfezioni, incidono meno sul valore della gemma.
I termini usati nelle garanzie per giudicare la superficie sono: regolare, lievemente irregolare, irregolare, molto irregolare.
Oriente
Con questo termine si indica l’insieme dei fenomeni ottici di dispersione, rifrazione, riflessione; che generano quella iridescenza tipica della perla.
La terminologia scientifica utilizza i seguenti termini per definire l’oriente della perla: scarso, discreto, buono, ottimo.
Strato di perlagione
Lo strato di perlagione rappresenta il risultato di una buona coltivazione. Mediamente è intorno a 1,5 mm ed è osservabile con una lente a 10 ingrandimenti attraverso il foro della perla
Imitazioni
Esistono molte imitazioni delle perle in commercio. Fin dal 1600, si potevano trovare delle sferette di vetro rivestite all’interno da una vernicetta ottenuta macerando scaglie di pesce e poi riempite di cero o paraffina.
Oggi troviamo in commercio “perle di Majorca “, “perle di vasca” o “perle di Kobe”, ma tutti non possiedono nè il chimichismo, nè le proprietà fisiche e ottiche delle perle naturali e coltivate.
Nel caso delle perle di Majorca, esse sono fabbricate utilizzando delle palline di vetro ricoperte da una vernicetta a base di scaglie di pesce.
Più raffinate sono le perle di vasca o perle di Kobe: palline di madreperla ricoperte da una vernicetta di carbonato di calcio (sostanza chimica che costituisce l’ 85% della perla). Questo da a questa imitazione un aspetto molto simile alle perle coltivate.
Le perle di imitazione possono essere riconosciute anche ad occhi nudi: una superficie perfetta, la stessa tonalità luce su ogni perla del filo; il leggero rigonfiamento della vernice vicino alla foratura, tradiscono facilmente questi prodotti.
Consigli per la cura delle perle
La perfetta conservazione delle perle richiede elementare norme di buon senso, che possono diventare facili automatismi.
Le perle sono delle gemme con una durezza molta bassa rispetto ad altre pietre, e quindi corrono il rischio di essere scalfite molto facilmente. Dopo averle indossate occorre riporle separatamente da altri gioielli, avvolte in un panno e lontano da fonti di calore.
Le perle sono materiale organico composto da una percentuale di acqua, è quindi importante che non si disidratano. Su questa avvertenza si sono generate moltissime false convinzioni.
Chi dice di immergerle in acque di mare, chi le dispone al sole, ecc ecc., sono tutte dicerie nocive.
Nocivi sono pure i profumi, i cosmetici, lacche phon per capelli, il ph acido della pelle stessa, tutti questi non devono essere posti in contatto diretto con le gemme.
Un’altra diceria senza fondamento vuole che le perle debbano essere indossate tutti i giorni per garantire la loro giusta idratazione, non è vero: è necessario, una volta indossate , rispettare le avvertenze appena citate, e prima di mettere il gioiello nel cassetto, passare un panno morbido per pulirle.
Le perle in questo caso mantengono il loro splendore, sia che vengano indossate tutti i giorni o saltuariamente.
Un’ultima avvertenza è nel dare importanza all’infilatura della collana, che deve avvenire in ogni caso una volta all’anno. Questo procedimento prevede la pulizia della superficie della perla e la sostituzione del filo che unisce le perle. L’abitudine a fare infilare il proprio filo di perle non può essere trascurata, il filo infatti con il tempo, può assorbire sostanze acide, che potrebbero danneggiare le gemme. La sua sostituzione permette di evitare qualunque rischio.
Consigli per l’acquisto
Sicuramente il miglior consiglio per l’acquisto è quello di affidarsi ad un venditore di fiducia, vista la difficoltà nel riconoscere il prezzo giusto delle perle per chi non è esperto. Attenzione alle imitazioni!, così presenti sul mercato, molto spesso la parola “perla” trae in inganno l’acquirente che, convinto di acquistare delle perle naturali o coltivate, in realtà acquista dei prodotti fatti in laboratorio.
Indirizzate il vostro acquisto sulla qualità senza farsi ingolosire sul rapporto dimensione perla – prezzo economico. In questo caso vi troverete sicuramente delle perle vistose ma con dei difetti di coltivazione: superficie con solchi, forme irregolari ma soprattutto una luce e colore spento.
Vi consiglio quindi di visionare bene le perle che compongono il filo, paragonarlo ad altri tipi di perle di qualità diverse, analizzare bene la superficie che deve essere il più possibile liscia e levigata, la luminosità e la forma sferica della totalità del filo.
Cenni storici
Il primo gioiello di perle di cui abbiamo notizie risale a 2500 anni fa; si tratta di un collier di tre fili, composti da 216 perle, rinvenuti nel sarcofago di una regina persiana vissuta nel 5° secolo a.c. a Susa.
Oggi questo importante reperto è conservato al museo del Louvre di Parigi e documenta quanto sia antica la passione per queste gemme.
Esistono diverse documentazioni che testimoniano l’uso delle perle come oggetti di ornamento, e non solo, soprattutto nei paesi orientali.
Nell’antica Cina la perla era simbolo di preziosità e purezza, esiste un testo cinese in cui è riportata una testimonianza di una perla preziosa data in dono ad un sovrano: una bellissima perla nera. Lo stesso testo, ci informa che le perle erano così preziose, da venire accettate anche come forma di pagamento, tant’è che anche gli Assiri, successivamente nel 1000 A..C. utilizzavano le perle per pagare i tributi alla casa regnante.
Dall’Oceano Indiano, che fu il primo e principale bacino di raccolta delle perle, si diffusero suggestive leggende sulla loro origine, come questa di seguito riportata:
Nelle notti chiare di luna piena, le ostriche abbandonano il fondo del mare per salire sulla superficie e lasciarsi cullare dalle onde, aspettando che i raggi lunari le fecondino dando così origine alle perle, secondo gli antichi orientali.
Un’altra leggenda racconta che la perle sarebbero state generate dalle lacrime della figlia del Gran Mogol di Delhi. La fanciulla, innamorata di un giovane bellissimo ma povero, si rifiutò di seguire gli ordini paterni di sposare un guerriero ricchissimo, ma vecchio e brutto; per la sua disobbedienza venne rinchiusa in un castello dal padre e dalle sue lacrime il dio degli abissi, commosso, fece nascere le perle.
Con l’espansione e la nascita del Sacro Romano Impero, le perle iniziarono a diffondersi anche in Europa. Fu Giulio Cesare che, nel 55 a.c., le portò a Roma come bottino di guerra. Fu proprio in questo periodo che si formarono le corporazioni dei “margariti”, cioè commercianti di perle che avevano le loro “officinae margaritariorum” nel Foro e lungo la via Sacra. Nell’epoca romana le perle erano usate in grande quantità solo da persone di alto rango, sia da uomini che donne, in forma di orecchini, collane e addirittura ornamenti per calzature. Addirittura è noto che Caligola portasse stivali interamente ricamati di perle e che persino il suo cavallo avesse i finimenti ornati di perle.
A Nerone le perle piacevano per il relax, le spargeva in gran quantità sul letto e ci si rotolava sopra.
Per capire il valore immenso delle perle, riferisce lo storico romano Svetonio, che il condottiero Aulo Vitellio riuscì a finanziare un’intera campagna militare con la vendita di un orecchino di perle della madre.
Con l’avvento del Cristianesimo la passione delle perle non fu da meno, riadattando antichi miti orientali secondo la religione Cristiana . Le porte delle Gerusalemme Celeste sono descritte nell’apocalisse interamente ricoperte di perle , simbolo dei molteplici poteri di Dio.
Questa simbologia spiega la presenza di perle sui paramenti sacerdotali in epoca medievale. In Giappone, attualmente il principale produttore di perle, queste gemme fanno parte della simbologia del tre insegne imperiali: spade, specchio e perle appunto.
La grande diffusione del diamante intorno al 1700, mise un po’ in disparte il commercio delle perle, anche per la difficoltà sempre più grande, di trovare dei centri di raccolta, da sempre tra India, Isola di Ceylon, Mar Rosso, Golfo Persico.
Parigi, Amburgo e Amsterdam erano i centri più importanti per il commercio delle perle.
La lunga storia delle perle naturali finisce intorno ai primi anni del 900, quando a Parigi e Londra arrivarono le prime perle coltivate. Queste ultime vantavano già una storia molto antica: i cinesi già nel XIII sec. introducevano, in particolari molluschi di acqua dolce, piccole figure con simbologia religiosa, di materiale diverso. Il risultato erano questi oggetti ricoperti di uno sottile strato di madreperla. Con il tempo questa tecnica venne sempre meglio affinata fino, come dicevo, agli anni 20 in cui si riuscì ad ottenere delle perle esteticamente uguali a perle naturali.
Perle Celebri
Molto celebre è la perla d’Asia, la più grande perla di cui si è fatta menzione.
A forma di melanzana pesava 2400 grani (1 grano = 0,25 carati / 1 carato: 0,2 grammi) appartenne all’ultima imperatrice cinese; inutilmente un gioielliere londinese la montò insieme ad altre perle in un’elegante gioiello: era talmente pesante che non poteva essere portata. Supposizioni dettano che la perla d’Asia attualmente è conservata in una banca londinese, in realtà se ne è persa traccia reale da secoli.
Una perla invece da potere ammirare è esposta al South Kensington Museum di Londra, pesa 1800 grani ed è considerata attualmente la perla più grande conosciuta: si chiama Croce del Sud, è molto particolare e fa parte dei gioielli delle corona d’Inghilterra.
Ha una strana formazione naturale e 9 e 7 perle unite disposte verticalmente ed orizzontalmente, in modo da formare una croce. Venne trovata verso la fine del secolo scorso in un mollusco perlifero lungo le coste occidentali dell’Australia.
Più controversa è la storia relativa ad una perla chiamata Pellegrina.
Con questo nome si indica una gemma di 112 grani trovata 4 secoli fa ed appartenuta a Maria Tudor figlia di Enrico VIII di Inghilterra. Passò poi al museo di Mosca dove scomparve e pare che venne venduta ad un’asta di New York nel 1969 ed acquistata da Richard Burton per la sua Liz Taylor.
In Italia fu la regina Margherita di Savoia, denominata “regina di perle”, a vantare un pregevole collier di perle che nel 1888 raggiunse ben 14 fili, composte da perle degradanti, perfettamente sferiche, di un incantevole oriente, dono prezioso del Re Umberto che, ogni anno a Natale regalava alla sposa un filo.